Dalla pubblicazione del bando dei 2800 tecnici al Sud, progetto introdotto dalla riforma Brunetta, sono tante le discussioni nate attorno a quest’ultima. Creata con lo scopo di velocizzare i tempi di assunzione, le deputate e i deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura hanno dato vita ad un dibattito. Tra i temi, si è affrontato quello sul concorso degli insegnanti di religione cattolica. Si tratta di un’interrogazione rivolta al ministro Brunetta, firmata dal deputato Manuel Tuzi.
La selezione, prevista nella Riforma Brunetta, tiene conto solo dei titoli e delle esperienze maturate nell’ambito presentato nei bandi di concorso. Questa tipologia di selezione è stata poi messa al centro del dibattito quando si sono affrontate le procedure concorsuali legate alla scuola. Discordanti sono state le opinioni dei sottosegretari all’istruzione, On. Floridia e On. Sasso. Nonostante ciò, il Ministro Bianco è sicuro delle sue decisioni che vedono i docenti in cattedra per l’1 settembre. Per fare questo non si possono non adottare procedure veloci e leggere.
Il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, ha ricordato il problema del precariato che affligge il corpo docenti. “Si crea un precariato che non è limitato ad un solo anno di servizio, ma a decenni. Lo Stato ha mancato e se continua a farlo non svolge la sua mission. Bene fa Brunetta a dire ciò che molti pensano e che la narrazione orientata al politicamente corretto sta imponendo come un dogma che sta portando il paese in un degrado continuo”, ha così dichiarato Turi.
Tra i vari dubbi, ci si è soffermati su un possibile concorso di insegnanti di religione cattolica. Su questa tipologia di insegnanti, il Coordinatore Nazionale della Uil scuola Irc, Giuseppe Favilla, ha esposto alcuni suoi quesiti:
“Perché, negli anni (17 anni), agli insegnanti di religione è stata negata la possibilità di un concorso la cui emanazione era invece prevista con cadenza triennale dopo il primo e unico concorso della storia dell’Irc che si è avuto nel 2004? Perché gli insegnanti di religione non hanno mai potuto godere dei percorsi facilitati di assunzione nei ruoli dello stato riservati invece ai docenti delle altre discipline? E ancora, perché, anche negli ultimi concorsi previsti dal Ministero per le varie classi di concorso, sono state disposte due distinte procedure concorsuali di cui una straordinaria riservata a coloro che insegnassero da almeno 36 mesi e invece per gli insegnanti di religione cattolica è stata prevista con la legge 159 del 2019 all’articolo 1 bis, prorogato con la Legge 21/2021, un’unica procedura ordinaria?”.
Davanti a questi quesiti, Favilla si chiede il perché non possa avvenire una selezione simile a quella presente nei concorsi della riforma Brunetta. Nessun insegnante di religione, infatti, ha avuto possibilità di partecipare a un concorso pubblico. Chi, invece, ha superato una prova concorsuale, si trova spesso ingabbiato in un elenco di merito che è stato congelato per ben 16 anni.
Davanti al discorso del Coordinatore Nazionale della Uil scuola Irc, i rappresentanti del Movimento 5 Stelle hanno dichiarato: “Comprendiamo l’esigenza di snellire le procedure concorsuali in tempi di pandemia ma una deroga, anche solo parziale, al principio della valorizzazione del merito non può durare oltre l’emergenza e non può riguardare bandi già chiusi”.
L’augurio di Favilla è che in Parlamento si riesca a giungere ad un rapido intervento per snellire i concorsi, rendendoli più equi anche per gli insegnanti di religione cattolica.