Dopo le dimissioni di Mario Draghi, oramai ex Presidente del Consiglio, in molti si chiedono cosa aspettarsi per alcune sue riforme. In particolar modo, in molti i dubbi riguardano come e cosa potrebbe cambiare nella riforma docenti.
RIFORMA RECLUTAMENTO DOCENTI: COSA E COME È CAMBIATA?
Come detto in precedenza, solo poche settimane fa Mario Draghi ha deciso dare le proprie dimissioni e gli italiani saranno chiamati alle urne il prossimo 25 settembre.
Nonostante il bel Paese sia in piena crisi di governo, quest’ultimo è comunque tenuto a fornire una certa continuità amministrativa anche in riferimento a tutti i decreti legislativi attuativi di deleghe già approvate dal Parlamento.
Tra i decreti legislativi approvati dal Parlamento durante il governo Draghi rientra la riforma sul reclutamento docenti. Pubblicato nel PNRR 2, nel testo sono presentati tutti i cambiamenti sul concorso per il reclutamento di insegnanti, per la formazione e l’abilitazione al ruolo.
Come oramai noto da settimane, nel testo del decreto si parla sì del reclutamento, ma anche del percorso di formazione degli insegnanti. Riguardo quest’ultimo nodo, si può dire che esso si articola nei seguenti punti:
- un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale e prova finale corrispondente a non meno di 60 crediti formativi universitari o accademici, dove si acquisiscono le competenze teoriche-pratiche;
- concorso pubblico nazionale, indetto a cadenza annuale su base regionale o interregionale;
- un periodo di prova della durata di un anno con valutazione conclusiva.
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