Il Consiglio di Stato (CDS) Sezione giurisdizionale III con sentenza n. 8390/2021 ha affermato l’inammissibilità per i candidati ai concorsi pubblici di correggere la riposta data durante lo svolgimento della prova concorsuale.
IL FATTO
Il caso esaminato dal Consiglio di Stato si riferiva, in particolare, ad una domanda posta nel corso di una prova concorsuale di difficile interpretazione a detta del ricorrente.
Di conseguenza, il candidato-ricorrente barrava erroneamente la risposta sbagliata, rettificandola con l’apposizione della dicitura “NO”.
La correzione non è stata accettata dalla commissione esaminatrice, impedendo al candidato l’accesso alle prove successive.
LE MOTIVAZIONI ADDOTTE
Quanto alle motivazioni addotte, queste possono essere così riassunte:
- il problema della tutela dell’anonimato.
Il primo motivo (più importante) per il quale il candidato ricorrente non ha avuto accesso alle fasi concorsuali successive è rappresentato dalla tutela dell’anonimato. L’apposizione della summenzionata dicitura, infatti, è un segno di riconoscimento suscettibile di minare l’anonimato dei candidati.
Per tale ragione veniva riconosciuto un punteggio inferiore al candidato impedendogli di accedere alla prova orale. E’ necessario sottolineare, tra l’altro, come il ricorrente abbia consapevolmente accettato i criteri di correzione della prova, come dimostrato dalla sottoscrizione spontaneamente apposta sul cartellino anagrafico, con la conseguenza che avrebbe dovuto ponderare in modo più attento quale risposta barrare; - La necessità di vagliare le capacità dei candidati.
Inoltre, la prova in questione ha l’obiettivo di vagliare l’abilità del candidato ad affrontare anche situazioni particolarmente estreme, dovendo egli prendere delle decisioni in un lasso di tempo assai breve.
CONCLUSIONI
Alla luce di quanto asserito, il Consiglio di Stato ha pertanto rigettato il ricorso del ricorrente confermando così la sentenza di primo grado.
LA SENTENZA
Per scaricare il testo della sentenza clicca qui.
