giovedì, 25 Aprile 2024

Ufficio del Processo, giustizia in mano ai giovani a tempo, ma l’obiettivo è la stabilizzazione

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La riforma della giustizia tracciata dall’istituzione dell’Ufficio del Processo, previsto dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per gestire gli arretrati negli uffici giudiziari. Il progetto voluto dalla ministra Cartabia porterà all’assunzione di 8.171 laureati, che permetteranno la transizione dal modello “individuale”, incentrato sulla figura del giudice, al modello “collegiale”.

Con questo nuovo modello, il giudice sarà affiancato da un gruppo di funzionari con un’elevata formazione. Non si tratterà più di borsisti, ma di stipendiati che percepiranno uno stipendio mensile di 1600 euro. Il giudice non dovrà più sorvegliare, ma stringere con i nuovi funzionari una collegialità decisionale.

Tuttavia, gli esperti si dividono su tale questione, c’è chi vede nell’inserimento dei giovani neolaureati senza esperienza la possibilità di ulteriore scadimento della qualità delle decisioni della giustizia, come evidenzia l’avvocato Mario Napoli, componente del Cnf, su Il Dubbio:

“Non vorremmo che l’Ufficio per il processo anziché alleggerire il giudicante da tante dispersive incombenze per consentirgli tempi di riflessione e approfondimento, badiamo bene che confermare una giurisprudenza è meno faticoso che innovarla, finisse per rappresentare un ulteriore scadimento della qualità delle decisioni, già oggi a livello di guardia. Quale potrà essere il concreto apporto dei giovani tirocinanti, freschi di laurea, precari e senza esperienza sul campo? Non sarebbe stato più opportuno reclutare figure professionali più formate, attingendo, e non in forma precaria, ad una giovane avvocatura rodata sul campo ma economicamente sofferente?».

«Abbiamo sentito parlare, a proposito dell’Ufficio per il processo, di cambiamento epocale, di passaggio da un modello individuale di essere giudice a un modello collegiale. Ci auguriamo proprio che così non sia, che si abbia ancora una figura di magistrato in grado di far pesare la propria competenza e assumerne la responsabilità»

C’è chi, invece, ritiene che con l’Ufficio del Processo si possa uscire dalla dimensione “artigianale” del lavoro giudiziario, come rivela Angelo Piraino, neosegretario di Magistratura indipendente, sempre sulle colonne de Il Dubbio:

«L’organizzazione del lavoro giudiziario, specialmente nel settore civile, è rimasta pressoché immutata da decenni ed è tutta incentrata sulla figura del giudice, chiamato a gestire i numerosi processi di cui è titolare in modo del tutto solitario. Ciò comporta, spesso, un impiego poco efficiente di energie intellettuali, che dovrebbero essere riservate interamente allo studio dei fascicoli e alla decisione».

«Con l’ufficio del processo e, soprattutto, con l’istituzione della figura dell’assistente del giudice, si compie un ulteriore importante passo in avanti verso la creazione di uno staff che può assistere il giudice nel suo lavoro, consentendogli di dedicare le sue energie migliori solo ai compiti di maggiore difficoltà e rendendo più efficiente la gestione dei processi».

Il maggiore problema secondo Piraino, però, è la possibilità che si verifichino nuovi episodi di precariato, dato che i contratti per neoassunti saranno a tempo determinato e il rischio è quello di veder vanificati gli sforzi fatti nel formare i giovani:

«L’attuale riforma – conclude Piraino – prevede l’assunzione di personale precario, che dovrà essere formato prima di poter dare il suo contributo, ma che dopo poco più di due anni dovrà lasciare gli uffici, così disperdendo tutta la professionalità acquisita. In questo modo, il rischio di vanificare gli effetti della riforma e di non poter raggiungere gli obiettivi prefissati dall’Europa è estremamente concreto».

Un problema che ha ben presente anche la ministra Cartabia, che, nel corso di un intervento a Bari qualche giorno fa, ha annunciato che l’Ufficio del Processo sarà una struttura presente anche in futuro, con l’obiettivo di stabilizzazione della stessa:

“È prevista una stabilizzazione di questa struttura, che ovviamente non sarà la stessa, perché non avremo la quantità di risorse che ci sta dando l’Europa in questo momento.  Troveremo dei vincoli nel nostro ordinamento che dovremo aggiustare ma l’idea non andrà perduta dopo il 2026″.

La Cartabia ha poi concluso affermando che “l’idea è di stabilizzare la struttura con numeri a regime, con un sistema a regime ma poi diffonderla in tutti gli uffici giudiziari e nei segmenti non contemplati da questa prima riforma”.

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