venerdì, 19 Aprile 2024

Concorsi pubblici, il pensiero di Sabino Cassese: “Corsa ad evitare i concorsi, ma sono le prove d’esame ad essere concepite male”

In un pezzo sul Corriere della Sera, Sabino Cassese ha illustrato come in molti cerchino di evitare i concorsi pubblici

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“Lo chiamano concorsone Ripam: 1.863 tirocinanti campani mirano all’assunzione nei ranghi pubblici. Il ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta ha dovuto ricordare al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, l’articolo 97 della Costituzione, secondo il quale agli uffici pubblici si accede con concorso così inizia il pezzo di Sabino Cassese sul Corriere della Sera.

Corsa ad evitare i concorsi pubblici

Nel suo pezzo, il giurista italiano bacchetta coloro che cercano di evitare i concorsi per inserirsi negli uffici pubblici. “Vi è una corsa ad evitare i concorsi pubblici continua Cassese, spiegando successivamente l’importanza (ma anche i difetti) di questa pratica amministrativa.

Tramite i concorsi, lo Stato è in grado di scegliere i migliori, si danno le stesse possibilità a tutti i partecipanti, per questo vi è una competizione a tutti gli effetti. Se si evitano i concorsi entrano in gioco dei meccanismi fondati su privilegi e favori.

“Conosco le obiezioni. La prima è che i concorsi premiano gli esercizi mnemonici e la preparazione scolastica. Ma questo non comporta che debba esser abbandonata la competizione aperta a tutti, in condizioni di eguaglianza; vuol dire solo che le prove di esame sono concepite male e vanno cambiate (il ministro della pubblica amministrazione sta facendo qualche passo avanti in questa direzione)” continua Cassese.

Inoltre, il giurista difende la bontà dei concorsi poiché in un certo senso “neutrali”. Tramite essi, si è in grado di scegliere senza fare favoritismi. “Ma c’è un altro e decisivo argomento per dimostrare la bontà della selezione secondo il merito: se non avviene in questo modo, la scelta degli addetti alle funzioni e ai servizi pubblici avverrà sulla base del clientelismo, delle simpatie politiche, della famiglia di appartenenza, o del caso.

Si esaminino i ruoli di alcune categorie di pubblici dipendenti e si noti quanti sono gli appartenenti a certe forze politiche, a grandi famiglie, a clientele, a clan” scrive Cassese.

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